2.FAVOLA

IL NIDO

Si sistemarono su una delle piattaforme costruite apposta per loro, in alto, con vista panoramica sul laghetto ed assieme iniziarono a costruire un grande nido di bastoncini raccolti nelle vicinanze. Così giorno dopo giorno ad ogni volo venivano intrecciati nuovi bastoncini alla costruzione che cresceva a vista d’occhio ed ad ogni atterraggio sul nido le cicogne si salutavano con il loro rumoroso rituale piegando il capo all’indietro. Lutzgi ora aveva marito, era stata accolta dal gruppo dell’Oasi delle cicogne a Faenza. Avrebbe deposto le uova, le avrebbe amorevolmente curate e dalla loro schiusa sarebbero poi nati dei cicognotti da allevare ed iniziò così una nuova vita…

All’Oasi delle cicogne di Faenza ci sono sempre persone amanti degli animali, chi porta un po’ di cibo, chi un uccellino caduto da un nido, chi ha un animaletto ferito e non sa come fare, chi semplicemente vuole divertirsi a vedere le cicogne in volo: un magnifico spettacolo della natura! L’arrivo della nuova arrivata non passò inosservato al potente teleobiettivo di un fotografo appostato nei paraggi che delle cicogne cercava di coglierne i voli più belli.
Il potente teleobiettivo permise al fotografo di fermare in una nitida immagine l’ anello metallico che l’uccello aveva sopra al “ginocchio”: portava una strana scritta ed il numero 7039.
Il fotografo seppe che il numero 7039 apparteneva alla cicogna svizzera Lutzgi, una specie di carta d’identità o meglio, vista l’indole viaggiatrice, passaporto per riconoscere le cicogne. L’anello le era stato messo dall’uomo, quando era ancora piccola. Il fotografo scattò tante fotografie e scoprì poi che sul dorso, tra le piume, quello che sembrava un oggetto misterioso alle sue simili, altro non era se non una radio che trasmetteva costantemente dove si trovava.

La sua posizione, le sue “coordinate geografiche”, così si dice, erano trasmesse ad un gruppo di studiosi in Svizzera dove, analizzati i dati, assieme a quelli d’altre cicogne, era poi possibile tracciarne il percorso durante la migrazione: in pratica Lutzgi comunicava sempre agli uomini dove si trovava!

Diventò così in poco tempo la più famosa, all’Oasi delle cicogne di Faenza, rispettata dalle altre, corteggiata dai maschi suoi simili, osservata dagli uomini e dai bambini che cercavano anche di immortalarla in bellissime fotografie.
Cominciò anche a “pavoneggiarsi” un pochino per quel piccolo fardello che portava sul dorso; forse inconsapevolmente si rendeva conto dell’aiuto che aveva portato agli uomini che ora, conoscendo qualcosa di più degli spostamenti di questi uccelli, potevano organizzarsi nel mettere a disposizione altri posti come l’ Oasi delle cicogne di Faenza dove altre “Lutzgi” avrebbero trovato ospitalità durante i loro spostamenti.
Lei è ancora a Faenza, a volte non si fa vedere per lunghi periodi, poi improvvisamente ricompare.
Dove sarà stata? Migrerà? Ritornerà ancora la prossima primavera?
In ogni caso noi saremo ancora qui ad aspettarla e se non sarà proprio lei a farsi vedere speriamo che almeno qualche volatile migratore di ritorno dalla lontana Africa si fermi a Faenza e ci porti i saluti di Lutzgi, la cicogna venuta da lontano.