1.Favola

LUTZGI NON TORNA

Questa volta dei brutti temporali le avevano impedito per un po’ di tempo di superare le montagne e tornare in Svizzera, suo paese di origine.
Così un po’ per il maltempo, un po’ per la sua naturale curiosità di spingersi più lontano in volo alla ricerca di cose nuove, era arrivata a Faenza.
Mentre scendeva di quota in mezzo a quella moltitudine di gabbiani notò delle altre cicogne in volo e pensò di unirsi a loro immaginando che di ritorno da un lungo viaggio tutte avrebbero cercato cibo ed acqua assieme.
Le altre cicogne subito non si mostrarono amiche, anzi se ne stavano alla larga e la guardavano con sospetto.
Lutzgi era una bella cicogna femmina dal lungo becco leggermente incurvato.
Potremmo paragonare il suo aspetto ad una persona dal naso un po’ “aquilino”, una caratteristica che rende certe persone anche più attraenti. Ma non era quella la caratteristica che rendeva diffidenti le altre cicogne. Si sa, le cicogne sono diffidenti per natura!
Che cosa era quella piccola misteriosa scatoletta scura che portava, con la disinvoltura di uno zainetto, sul dorso? E quella asticciola di metallo che spuntava dalla scatoletta?
Tutto ciò rendeva l’uccello ancora più strano agli occhi dei suoi simili. Una cicogna si avvicinò in volo per osservare meglio, e subito cercò di allontanare Lutzgi che per altro si mostrò ben ferma nelle sue intenzioni. Ormai si era abbassata di quota e vedeva distintamente alcuni nidi sopra ad alcune piattaforme che le ricordavano il paese di origine, poi un bel laghetto ove dissetarsi, e…meraviglia!

Cibo, cibo in quantità, con tanti uccelli che banchettavano rumorosamente.
Volteggiava lenta sopra questa oasi osservando con attenzione, un vero miraggio dopo tanto volare, ma come tutte le cicogne viaggiatrici, quante precauzioni prima di atterrare!
Ci saranno animali predatori? Uomini che vorranno catturarmi? Cacciatori?
E poi con quel loro “battere rumorosamente il becco” le altre coppie di cicogne sui nidi segnalavano ritmicamente la loro presenza. Per Lutzgi significava sì che laggiù c’era cibo e tranquillità, ma anche che doveva essere accettata dal gruppo che vi risiedeva! Quel ritmico e rapido “batter di becco” accompagnato dai sinuosi piegamenti del capo all’indietro lo aveva imparato da piccola, dai suoi genitori, e ben sapeva che è il solo modo per comunicare agli estranei la posizione del nido, la propria “residenza” nella società delle cicogne! Poi, da gran viaggiatrice, era abituata agli attacchi degli altri uccelli, brevi schermaglie e colpi di becco, generalmente senza la volontà di far del male.
Lei contrastava agilmente in volo questi attacchi, un po’ per difendersi, un po’ per far capire di che pasta era. Che diamine, aveva attraversato l’Europa e l’Africa e percorso migliaia di chilometri: ora le serviva riposo ed un po’ di cibo e acqua!

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